Al giorno d’oggi dimostrare una certa fluidità linguistica è sempre più indispensabile. Che si tratti di istruzione, di lavoro, o anche semplicemente della capacità di restare al passo con la moltitudine di neologismi ed espressioni esterne “in prestito” ma che divengono parte integrante della realtà in cui viviamo, siamo spesso chiamati ad acquistare familiarità con lingue straniere. Ma come comportarsi nel caso in cui non si posseggano particolari propensioni allo studio di queste?
Aspettate prima di gettare la spugna. Se da una parte è vero che non tutti siano inclini al poliglottismo, dall’altra esistono alcuni semplici accorgimenti e strategie in grado di semplificare la vita anche al più reticente di ognuno di noi.
Segue qualche breve spunto, senza pretesa di esaustività, sulle strategie da attuare quando si tratta di diventare fluenti nelle lingue.
Numero uno: take it easy.
A proposito di familiarità con espressioni anglofone, la prima regola è quella di non esasperare i propri sforzi. La comunicazione verbale è un meccanismo tendenzialmente innato in ognuno di noi; quella di emettere suoni e parole al fine di interagire con il mondo esterno è un’esigenza che si palesa naturalmente fin dalle prime fasi della vita, ragion per cui non vi è motivo di vivere l’approccio alle lingue straniere come un limite invalicabile. Del resto anche la propria lingua madre era una lingua estranea prima di impararla.
Numero due: confrontarsi sempre con strumenti adeguati.
In commercio esistono vari supporti per l’approccio alle lingue: in questo universo infinito è necessario selezionare quello che fa meglio il caso proprio.
Non solo accertandosi di avere a che fare con mezzi che corrispondano alle proprie aspettative di apprendimento e ne valorizzino i punti di forza, ma resta pur sempre necessario anche usufruirne di compatibili alle proprie capacità. E’ evidente che per chi si trova alle prime armi, confrontarsi con un libro o un film di livello avanzato non solo non arrecherà giovamento alcuno, ma addirittura rischia di diventare scoraggiante e quindi controproducente.
Numero tre: procurarsi un vocabolario (cartaceo).
Per quanto riguarda l’esigenza di avere a disposizione un buon dizionario accreditato della lingua che si sta approcciando non c’è molto da aggiungere. Il consiglio è inoltre di procurarselo rigorosamente analogico; molti studi suggeriscono infatti che la memoria migliorerebbe avendo a che fare con supporti cartacei al posto di quelli digitali. E nonostante oggigiorno la connessione internet sia in grado di offrire infinite alternative (tra l’altro molte delle quali gratuite) un piccolo investimento economico in questo caso potrebbe risultare la scelta migliore in termini di resa futura.
Numero quattro: prediligere lezioni con esperti.
Compatibilmente con esigenze temporali è sempre il caso di ritagliarsi la possibilità di accedere all’insegnamento di esperti, meglio se in frontale. Lo studio della lingua infatti ha a che fare con suoni, espressioni e gestualità che sono difficilmente trasponibili nei soli libri di testo ed eserciziari.
Numero cinque. La regola d’oro.
Una volta acquisite le basi della lingua, e un minimo di dimestichezza per saper esprimere i bisogni più basilari, al fine di fare il salto di qualità e raggiungere un livello di vera e propria fluidità, il suggerimento resta sempre quello: avere un’esperienza di immersione totale.
Per quanto scontato, un soggiorno (ancora una volta compatibilmente con le proprie capacità e necessità) nel luogo ove si parla comunemente quella lingua è – e sarà sempre – il metodo migliore per acquisire un vera e propria padronanza della stessa.