Nel complesso e sempre più interessante mondo del Bitcoin, solo tantissimi gli interrogativi che quotidianamente si moltiplicano nelle comunità del web, e che portano diversi utenti, allo stesso tempo, a sognare di ottenere il meccanismo che possa portare loro ad arricchirsi tramite l’utilizzo del Bitcoin. Tra i tanti interrogativi che riguardano questa criptovaluta che ha ottenuto grandissimo successo, tanto da raggiungere valori inestimabili, per quanto volatili, c’è quello sulla sua inevitabile fine. Da statuto, infatti, il numero massimo di Bitcoin che sarà prodotto è di 21 milioni, con i 18 milioni di Bitcoin che sono stati prodotti nel 2019. Ma quando prodotto l’ultimo Bitcoin? Secondo le leggi dell’halving e le proiezioni di Satoshi Nakamoto, l’ultimo Bitcoin verrà il prodotto almeno nel 2140. Ecco perché e, soprattutto, qual è la spiegazione dell’intero processo che interesserà ancora per molti anni tutti coloro che sono interessati alla moneta virtuale.
Che cos’è l’halving
Al fine di prendere in considerazione perché l’ultimo Bitcoin verrà prodotto nel 2140 se già 18 dei 21 milioni di Bitcoin sono stati prodotti, bisogna prendere in esame un processo stabilito da Satoshi Nakamoto, il creatore della moneta virtuale più celebre di sempre. Il processo in questione prende il nome di halving, dall’inglese half, che significa metà. In effetti, si tratta di un metodo di dimezzamento continuo delle ricompense per tutti coloro che minano, o scavano, in termini più semplici, Bitcoin, per ottenere monete virtuali che poi sono inserite all’interno del contesto di mercato.
Il processo di dimezzamento porta continuamente a ridurre il numero di Bitcoin che può essere prodotto ogni giorno, e allo stesso tempo riduce anche il numero di Bitcoin che vengono dati come ricompensa a coloro che lavorano come miner. Nella prima transazione del 2009 e nel periodo compreso dal 2009 al 2012 il premio per ogni blocco risolto era di 50 Bitcoin, divenuti 25 dopo il primo effetto dimezzamento, 12,5 a seguito del 9 luglio del 2016 e 6,25 nel 2020, con il terzo dimezzamento. Il numero di Bitcoin estraibili ogni giorno, ovviamente, è stato ridotto fino a 900, per effetto dello stesso processo di dimezzamento continuo.
In altre parole, il processo porta continuamente a ridurre le quantità di Bitcoin date come ricompensa ed estratte giorno per giorno. Di conseguenza, secondo le previsioni degli analisti, la moneta acquisirà sempre più valore, equiparandosi ad una materia come l’oro più che ad una valuta di qualsiasi altro tipo. Stando alle Stime degli analisti, il processo continuo porterò all’ultima moneta ad essere estratta non prima del 2140, per quanto 3 siano i milioni di monete virtuali da estrarre, a fronte dei 21 milioni previsti per la produzione secondo lo Statuto del Bitcoin.
L’effetto dimezzamento è positivo?
Il processo di dimezzamento continuo che è stato utilizzato per garantire la maggiore rarità della moneta virtuale è stato a lungo discusso dagli analisti e dagli esperti di mercato, che hanno analizzato i pro e i contro di questa tecnica che porta a garantire una maggiore rarità della moneta virtuale. Il dimezzamento garantisce, necessariamente, un aumento del valore del Bitcoin, così come la storia ha già dimostrato nel 2012 e nel 2016, quando ci furono i primi due dimezzamenti, attraverso un aumento considerevole del valore della moneta, per quanto volatile esso sia stato.
Nonostante ciò, la previsione generale non è del tutto confermata dal momento che l’attenzione del mercato nei confronti della moneta, a fronte dei due dimezzamenti già avvenuti, potrebbe calare in occasione di un nuovo halving, portando il valore a non oscillare così considerevolmente come negli altri dimezzamenti. Allo stesso tempo, tra i contro che sono stati sottolineati dagli esperti in materia, c’è quello dei costi del mining, che aumentano considerevolmente soprattutto in materia energetica. Non a caso, le attrezzature di cui ci si serve per estrarre Bitcoin sono diverse rispetto al 2012, quando occorreva un semplice computer, e richiedono l’utilizzo di strumenti molto più sofisticati e dispendiosi dal punto di vista energetico.